Cardinale e uomo politico spagnolo. Professore di Diritto all'università
di Cuenca, divenne inquisitore generale di Castiglia e Aragona e sovrintendente
per gli affari del governo spagnolo in Italia. Assunta la presidenza del
Consiglio privato di Filippo II, decise di risolvere, una volta per tutte, il
problema dei
moriscos e, insieme con esso, la crisi politica della
provincia di Granada che aveva costituito l'ultima roccaforte musulmana, caduta
nel 1492. Convinse il re a ripristinare un editto, promulgato nel 1526, che
vietava ai
moriscos l'uso della lingua araba, nonché l'uso di
nomi, abiti e fogge moresche. Inoltre, proibiva loro di possedere armi e
ordinava la distruzione di tutti i loro bagni pubblici per impedire l'eventuale
celebrazione di riti islamici. L'editto venne pubblicato il 1° gennaio
1567, quando già da alcuni mesi il suo favorito, padre Deza era stato
nominato presidente dell'
audiencia di Granada, applicando la
giurisdizione sui
moriscos e inducendoli, con la propria politica
vessatoria, a sollevarsi nel giorno di Natale del 1568. Alcuni mesi prima
E. era stato creato cardinale, ma con la sua politica rigida e
intransigente finì col crearsi forti oppositori negli ambienti di corte e
con l'alienarsi la simpatia dello stesso re (Martin Muñoz de las Posadas,
Segovia 1502 - Madrid 1572).